L’INTERVENTO NEUROPSICOMOTORIO si occupa del ripristino della capacità integrativa delle funzioni e capacità rappresentativa, sul piacere, sull’intenzionalità e sulle abilità esecutive del movimento, e di quei complessi sistemi dinamici che consentono la realizzazione degli scopi richiesti dall’ambiente e presuppongono la capacità di prevedere, fare ipotesi, immaginare e rappresentarsi l’effetto dei propri atti, restituendo al bambino l’idea e le competenze relative ad una padronanza del proprio corpo, della propria motricità e delle proprie azioni.
Si parla di TERAPIA GLOBALE, poiché se il CORPO rappresenta la totalità della persona nella sua unità psicosomatica e il movimento e le azioni sono l’origine ed l’espressione esteriore dell’intera personalità, allora l’intervento terapeutico può essere pensato in una dimensione di totalità e unità con lo scopo di ottenere la maggiore autosufficienza ed autonomia, mediante i mezzi più idonei per migliorare lo sviluppo globale. Il BAMBINO è l’elemento attivo del processo di crescita ed è essenziale stimolare al massimo le sue possibilità di adattamento rispetto alle limitazioni, primarie o secondarie, e alle caratteristiche proprie dell’ambiente in cui vive.
Il Terapista dell’età evolutiva si occupa della «terapia e della riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili» (D.M n. 56 del 1997). Tra tali disturbi di sviluppo si annoverano:
- I Disturbi Neurologici,;
- I Disturbi Sensoriali ;
- I Disturbi Neuromotori (paralisi cerebrali infantili; distrofie; paralisi ostetriche etc.);
- I Disturbi della Coordinazione Motoria (disprassia evolutiva);
- I Disturbi dello Spettro autistico;
- I ritardi psicomotori e cognitivi;
- I Disturbi dell’Attenzione;
-I Disturbi Specifici di Linguaggio e di Apprendimento (Dislessia, Disortografia, Discalculi e Disgrafia);
-Le Sindromi Genetiche
La professione del Terapista dell’età evolutiva, unica tra le professioni sanitarie riabilitative, si caratterizza, da un lato, per la sua competenza specifica sui bambini dalla nascita fino ai 18 anni di età, cui esclusivamente rivolge il suo intervento (Art. 5, n. 1. Cod. deont.), esprimendo la sua massima efficacia nell’età precoce 0-3 e nell’età pediatrica 4-7, in cui le abilità emergenti pur essendo riconducibili a specifici settori (motorio, linguistico, cognitivo…) ,non possono essere scisse dalle funzioni di attenzione, percezione, memoria, motivazione, regolazione affettiva, e, dall’altro, per un intervento di tipo “globale”, attento a considerare, per ogni fascia d’età, l’equilibrio complessivo e l’integrazione di tutte le funzioni e le competenze nonché l’interazione tra evoluzione della patologia e stadio di sviluppo.